OTTAVA PARTE
I punti del rapporto preparato da Washington saranno messi in pratica da Netanyahu sino al 1999 come primo ministro, in seguito come ministro degli affari esteri e ministro delle finanze sotto i successivi governi di Ariel Sharon.
Guardiamo i punti principali e la loro effettiva attuazione:
1) “La nazione ebraica deve liberarsi radicalmente dal sionismo laburista in un colpo solo, liberalizzando la sua economia, tagliando le tasse e privatizzando i terreni e le imprese pubbliche. Sharon conduce delle linee cosi rigidamente neoliberiste che lo stesso Peres le condannò defindendole “capitalismo bestiale”.
2) ” Israele dovrebbe cambiare la natura della sua relazione con i palestinesi inclusa la rivendicazione del diritto di incursione armata per autodifesa in ogni territorio palestinese.
Il governo attua il metodo della provocazione così come Ariel Sharon, che nel 2000 si recherà al Monte del Tempio con un centinaio di poliziotti antisommossa, in un luogo sacro per i musulmani che da quel gesto diedero inizio alla seconda intifada. Inoltre nel 2002 reinvade i territori occupati commettendo dei crimini di guerra denunciati da Amnesty International specie con il raid nel campo profughi di Jenin”.
3) “Un importante obiettivo strategico per Israele è la rimozione di Saddam Hussein dal potere in Iraq.
Il governo di Israele appoggia incondizionatamente l’invasione angloamericana in Iraq del 2003. E ancora, si sollecita Tel Aviv ad alimentare alternative al predomio di Arafat sulla società palestinese. Tel Aviv cessa di riconscerlo come legittimo rappresentate del popolo palestinese e insieme agli Stati Uniti impone un sostituto.”
Attenzione adesso, perché la formula “terra” in cambio della “pace” viene silurata con queste parole:
“Terra in cambio della pace ha posto Israele in una posizione di debacle culturale economica, politica, diplomatica e militare. L’alternativa deve essere pace in cambio della pace, pace attraverso l’uso della forza.
Sharon inasprisce l’uso della forza con il risultato di indebolire i moderati palestinesi per rafforzare i radicali islamici.
Ed infine: ” Si auspica che gli israeliani si impegnino in ogni possibile sforzo per rilanciare il sionismo, perchè la nostra rivendicazione della terra è nobile e legittima”.
Le coincidenze non esistono in politica internazionale. E’ il perfetto parallelismo tra i suggerimenti per il partito del Likud e l’istituto di ricerca di Think Thank di Washington, le scelte di Netanyahu e Sharon con l’appoggio incondizionato dell’amministrazione americana fanno ben capire il potere delle lobby israeliane negli Stati Uniti.
A cementificare la prerogativa di “inattaccabile” di cui gode la politica di Israele ci si è messa poi un’altra lobby, quella dell’industria bellica. Le enormità di aiuti in armamenti che Washington elargisce ad Israele ha reso lo stato ebraico un cliente d’eccellenza per le industrie americane.
A proposito di industria bellica, parliamo dell’UNICEF. Potrebbe sembrare un controsenso ma presto vi accorgerete di come davvero viviamo in un mondo al contrario.