QUATTORDICESIMA PARTE
Se si crede che la sete di potere del primo ministro Benjamin Netanyahu si sia placata e che le scelte apparentemente assurde del suo governo siano terminate, ci si sbaglia di grosso.
Netanyahu aveva previsto tutto, specie durante un discorso tenuto di fronte alla sua coalizione di governo quando, in riferimento alla questione palestinese, parlò apertamente di una seconda nakba, un piano finale dettagliato e studiato nei minimi particolari per risolvere defintivamente il problema della presenza palestinese a Gaza.
Il piano è contenuto in un rapporto dal titolo inequivocabile: “Un piano per il reinsediamento e la riabilitazione definitiva in Egitto dell’intera popolazione di Gaza”
L’autorevole gruppo di studio israeliano che ha redatto il piano si chiama “Institute for zionist strategies”, l’istituto per le strategie sioniste, e l’elenco dei suoi partecipanti è indicato nell’articolo de “L’indipendente” del 12 novembre 2023, a cura di Giorgia Audiello.
Si va dal tre volte ministro della difesa Moshe Arens al Nobel per l’economia Robert Aumann, premiato nel 2005 per aver accresciuto la nostra comprensione del conflitto e della cooperazione attraverso l’analisi della teoria dei giochi.
La sua tesi principale è che la pace porta alla guerra, mentre per prevenire la guerra servono più armi e più guerra.
Poi c’e’ Moshe Yaalon, in passato ministro della difesa, colui che ha avuto un ruolo di primo piano in tutte le più devastanti operazioni contro la resistenza palestinese.
Nathan Sharansky, invece, è stato prima ministro dell’Interno e poi vice primo ministro. E’ noto per aver dato carta bianca agli insediamenti illegali di coloni in Cisgiordania.
L’incipit della relazione del gruppo sostiene in modo inequivcabile la necessità di straferire i residenti di Gaza in egitto, certo, quelli che sopravviveranno alla devastazione in corso.
In questo documento verrà presentato un piano sostenibile ed economicamente fattibile per la riabilitazione dell’intera popolazione araba della Striscia di Gaza in Egitto.
Nel rapporto scritto da Amir Weitman, manager e tra i dirigenti del partito del Likud, si parla di una soluzione innovativa, economica e sostenibile.
Spiega: “Non c’e’ nessun motivo di ritenere che non possimao permetterci un pagamento immediato di un miliardo di shakel che è fondamentalmente una sorta di pagamento per l’acquisto della Striscia di Gaza.