Paolo Berizzi, noto istigatore e provocatore ideologico nei sui continui tentativi, spesso riuscendovi, di esagitare gli animi della gente, alcuni dei quali si sono dimostrati particolarmente “emotivi” tanto da indurre lo Stato ad assegnarci una scorta, ha citato Almirante in uno dei suoi deliranti tweet mentre criticava l’attuale governo a cui ha affibbiato, tanto per cambiare, l’etichetta di fascista.
Tralasciando il suo sfogo giornaliero sul governo Meloni, che non merita neanche di essere commentato, ha usato due aggettivi per definire Giorgio Almirante. Aggettivi non certo nobili ma che si sono rivelati un boomerang, perchè hanno risvegliato il ricordo di un altro personaggio della storia a cui, quegli aggettivi, a differenza di Almirante, calzano perfettamente.
Il provocatore seriale, oltre a dire le sue solite scempiaggini, parla di Almirante definendolo “falso patriora” e “traditore”.
Un essere che vive nell’ossessione continua del ritorno al fascismo, pensa di poter avere autorità, competenza e diritto tali da proferire simili idiozie su qualcuno che non è degno neanche di nominare.
Quegli aggettivi sono perfetti per definire un’altra persona, che andò a cercare protezione dietro le mura del Cremlino dopo che non riuscì a convincere il fascismo della sua falsa bontà d’animo.
E non riuscendo ad ingannare il governo fascista si alleò con Stalin, con il quale progettò l’invasione della nazione italiana una volta terminata la seconda guerra mondiale.
Scrisse lettere che sono rimaste nella storia per l’aberrazione che contenevano, per la malvagità di cui erano pregne, per l’immonda avidità di potere che dimostravano, come quella in cui scrisse che i soldati italiani (ARMIR) sarebbero dovuti morire nel numero maggiore possibile durante la campagna di Russia, perchè più alto sarebbe stato il loro numero, maggiore sarebbe stata la rabbia delle loro famiglie contro il fascismo.
L’apoteosi della sua criminale, funesta e ignobile follia si concretizzò con la nascita dei GAP, i partigiani comunisti e di altri banditi loro pari.
Furono il braccio armato dei suoi diabolici e sanguinari metodi per accaparrarsi il potere con le armi. Ordinò massacri, forme inumane ed impietose di uccisioni, spesso compiute a danno di cittadini innocenti, di intere famglie che nulla c’entravano con il fascismo e nemmeno con i motivi della guerra esistente.
Volle che i cadaveri delle vittime uccise dietro suo ordine e per mano partigiana fossero occultate, che non venissero mai più ritrovate, perchè nella sua mente malata di comunista sanguinario, c’era l’idea bestiale e demoniaca secondo la quale non solo doveva morire la persona, ma anche il suo ricordo.
Non doveva esistere più nulla, come se coloro che venivano uccisi, in realtà non fossero mai nati.
In tal modo credette fosse possibile spezzare il tempo e la memoria, uccidendo ed occultando credeva che si potesse creare una sorta di vuoto temporale che potesse far dimenticare l’esistenza di chi era stato ammazzato barbaramente e l’ideale politico che quelle persone presumibilmente portavano con se.
Non battè ciglio neanche quando il suo compare Tito infoibò a migliaia gli italiani, mentre per quelli rimasti in vità creò quell’esodo di triste memoria, per il quale decine di migliaia di persone patirono le pene dell’inferno.
Tutte persone innocenti la cui colpa era stata quella di essere italiani.
Ordinò l’uccisione di altri partigiani non comunisti, perchè avrebbero potuto dare fastidio alla sua brama di potere una volta finita la guerra.
Fece uccidere persino alcuni di coloro che furono troppo vicini al cosiddetto “oro di Dongo”, mai trovato, ed all’uccisione di Benito Mussolini.
Questi ultimi sarebbero stati gli scomodi testimoni oculari di avvenimenti che avrebbero offuscato l’idea del partigiano comunista che combatteva per la democrazia e per la libertà dell’Italia, mentre i motivi per i quali costoro rivolgevano le armi contro gli italiani erano ben altri, ovvero indirizzati alla conquista della nostra nazione da parte dei carri armati di Stalin.
Questo ed altro fece quell’uomo, che ebbe pure la fortuna di scampare ad un attentato, forse perchè neanche l’Inferno lo voleva.
Ecco, su di lui, quegli aggettivi proferiti in modo vile, ignobile e indegno da un personaggio il cui spessore ideologico segue molto da vicino quello dell’essere ricordato fin qui, calzano come un guanto perche fanno di lui l’esatta immagine di ciò che era: “falso patriota” e “traditore“.
Quell’uomo si chiamava Palmiro Togliatti!