All’Aja, nei Paesi Bassi, dove c’è la sede della Corte internazionale di giustizia, l’11 e il 12 gennaio si sono tenute due udienze trasmesse in diretta dall’Onu, in cui Israele è stato formalmente accusato di aver commesso “atti di genocidio”.
A condurre questa battaglia giudiziaria è il Sudafrica, paese che ha sconfitto l’apartheid. Già il fatto che queste udienze si siano svolte è di per sé un successo per i difensori dei palestinesi e un fallimento per lo stato ebraico, costretto a difendersi da un’accusa infamante.
Gli anglosassoni hanno inventato una parola che spiega il senso di questo approccio: si tratta di lawfare, una combinazione tra law (diritto) e warfare (guerra). Una procedura come quella in corso all’Aja è la prosecuzione della guerra con altri mezzi.
L’obiettivo non è certo quello di modificare la realtà del conflitto, ma quello di ottenere una sentenza che introduca la morale e il diritto nell’equazione. È importante dal punto di vista della battaglia per conquistare l’opinione pubblica, perché permette di imporre o distruggere una narrazione che giustifica l’azione militare.
In una delle udienze che si sono tenute, la parte accusatoria ha disegnato un quadro chiaro ed inequivocabile di ciò che sta compiendo Israele e delle responsabilità che essa ha nei confronti del popolo palestinese.
Ecco un estratto:
“Il primo atto di genocidio di Israele è l’uccisione di massa dei palestinesi a Gaza, in violazione dell’art 2A della Convenzione sul genocidio. Come spiegato 5 settimane fa dal Segretario Generale dell’ONU lo sterminio israeliano è così esteso che a Gaza non c’e’ luogo sicuro.
Mentre sono qui oggi, 23.210 palestinesi sono stati uccisi dalle forse israeliane durante gli attacchi continui degli ultimi 3 mesi, almeno il 70% di essi sono donne e bambini.
Circa 7.000 palestinesi sono ancora dispersi, presumibilmente morti sotto le macerie. I Palestinesi a Gaza sono sottoposti a bombardamenti ovunque vadano. Vengono uccisi nelle loro case, nei rifugi, negli ospedali, nelle scuole, nelle moschee, nelle chiese e mentre cercano cibo e acqua per le loro famiglie.
Sono stati uccisi se non hanno evacuato e anche mentre tentavano di fuggire lungo le vie di fuga dichiarate sicure da Israele. Il livello di uccisioni è tale che i ritrovati sono sepolti in fosse comuni spesso non identificati.
Nelle prime 3 settimane, dopo il 7 ottobre, Israele ha lanciato seimila bombe a settimana, almeno 200 volte ha sganciato bombe da mille kg. in “zone sicure” della Palestina meridionale. Queste bombe hanno devastato il Nord, compresi i campi profughi. Le bombe da mille kg, sono alcune delle piu grandi e distruttive armi sganciate dagli aerei da guerra di un esercito tra i più dotati al mondo per colpire obiettivi a terra.
Israele ha ucciso un numero senza precedenti di civili con la cognizione di quante vite ogni bomba sottrae. Oltre 1800 famiglie palestinesi a Gaza hanno perso molti membri e centinaia di famiglie multigenerazionali sono state rase al suolo senza sopravvissuti. Madri, padri,figli, fratelli, nonni , zie, cugini, spesso tutti uccisi insieme.
Questa uccisione è la distruzione della vita palestinese ed è perpetrata deliberatamente, non si risparmia nessuno, neanche i neonati.
La scala delle uccisioni di bambini palestinesi a Gaza è tale che i capi dell’ONU l’hanno definita un “cimitero per bambini”. La devstazione inflitta è intenzionale e ha raso al suolo Gaza oltre ogni giustificazione accettabile, legale o umana.
(Fonte parziale: Internazionale)