La sinistra spesso si agita nel timore di un ritorno al fascismo, senza capire che, non esistendo più i presupposti di allora, quel ritorno è solo il macabro frutto della loro mente.
O forse, è una forma di protezione, di sopravvivenza che scatta automatico in loro quando, pensando ad una possibile riapparizione del PNF, temono di dover pagare le nefandezze, i crimini, gli assassinii e le stragi che hanno perpetrato sui civili inermi e su coloro che lasciarano a pagare lo scotto delle loro azioni terroristiche.
Quest’anno, a cento anni di distanza dal delitto Matteoti, la sinistra ha riprovato a marcare il suo terreno presentando il solito pippone resistenzialista con il quale voleva tirare le somme della storia, ma solo dopo aver artefatto i numeri.
Quest’anno è stata la volta di Antonio Scurati, di cui la sinistra ha detto solo che è un abile e colto scrittore che ha pubblicato alcuni libri dopo varie ricerche e studi compiuti sul fascismo.
Non hanno detto che Scurati è un attivista militante di sinistra e che, quindi, ciò che scrive e che studia passa tutto dal filtro della sua ideologia, un trituratore storico che manipola, manomette, mistifica e mente fino a tirar fuori nuove versioni del tutto diverse dalla realtà storica.
Ecco, questo è il personaggio della sinistra per l’anno 2024, che avrebbe dovuto essere pagato 1800 euro per un minuto di lettura con il quale ci avrebbe voluto”addomesticare”, ancora una volta, al fine di dirci quanto sono stati bravi, educati e gentili coloro che ci avrebbero liberato dal mostro del fascismo.
Sarebbe stato interessante ascoltare le solite parole, nel torpore che queste avrebbero creato, facendoci rilassare fino a prendere sonno, come del resto è accaduto ogni volta che qualcuno di quella genia politica ha vantato quel giorno commemorativo.
Quest’anno, però, le cose sono andate diversamente, i progetti della sinistra sulla commemorazione resistenziale hanno subito una variazione di non poco conto.
Antonio Scurati, che voleva essere il protagonista a pagamento dell’evento annuale, è stato messo alla porta dalla Rai, non tanto per il suo sermone egocentirco e ideologico, quanto per l’avidità con cui ha cercato di vendere i suoi ideali ed i suoi valori ai dirigenti Rai con i quali si era accordato, prima per una gratuità dell’evento, dato che il valore di quanto avrebbe commemorato non aveva un valore preciso, anzi, impossibile da dargli, e poi chiedendo la vil pecunia, ben 1800 euro per un minuto di pippone resistenzialista, cosa che ha fatto scuotere la testa alla dirigenza Rai che lo ha rimbalzato verso il mercato rionale più vicino dove, forse, avrebbe potuto avere maggior fortuna.
Fatto sta che Scurati non ha ricevuto nè gli onori nè la pecunia. E così mentre tornava a casa con le pive nel sacco ha pensato come avrebbe potuto salvarsi la faccia.
Pensa che ti ripensa ha deciso di trasmettere alla conduttrice Serena Bortone un messaggio telefonico col quale asseriva che era stato vittima della censura di questo governo, che nulla c’entrava il pagamento e che la mancata andata in onda della filippica partigiana era da attribuire alla feroce dittatuta di questo governo che gli aveva usato violenza.
Peccato, però, che Giorgia Meloni, ancor prima che Scurati cercasse di ricucire la propria verginità perduta, aveva già pubblicato per intero il manoscritto dello Scurati senza togliere neanche una virgola.
Detto questo, cosa aveva vergato l’attivista militante di sinistra e pure scrittore?
Le solite bugie, le solite menzogne ma, questa volta, con l’intento di trasportare le responsabilità di un fatto accaduto 100 anni orsono sul governo attuale, asserendo che, fin quando tale governo non si sarebbe dichiarato antifascista sarebbe stato un pericolo per la democrazia, la libertà, la stampa ed altre amenità varie e pertanto era da considerarsi fascista al pari di quello precedente.
Ma lasciamo da parte il tentativo maldestro di voler colpire il governo del 2024 con un’ arma del 1924 e vediamo di analizzare la fucina da cui Scurati voleva produtte l’arma “resistenziale” con la quale infliggere la punizione.
Bene, quest’arma ha le sue basi sul delitto Matteotti del quale, l’attivista militante di sinistra, ribadisce il pieno coinvolgimento di Mussolini per la morte del socialista.
Vediamo invece come sono andate davvero le cose a quel tempo e perché Scurati è caduto prima ancora di fare il suo primo passo verso ciò che sarebbe dovuto essere un proclama di condanna per l’attuale governo.
Anno 1924
Matteotti viene sequestrato – non ucciso – da quattro squadristi.
Se lo avessero voluto ammazzare lo avrebbero fatto sul momento, dove lo avevano trovato, invece lo prelevano e lo fanno salire a forza in auto. Matteotti è un uomo alto, robusto e si dimena con tutte le sue forze, anche dopo che è stato cacciato addirittura a forza sotto il seggiolino posteriore della macchina.
Arriva persino a mordere il polpaccio di uno dei due squadristi che gli stanno seduti sopra. A quel punto, uno dei 4 sequestratori, prende una lima nel lunotto posteriore e colpisce Matteotti alla testa uccidendolo.
Questa la versione reale dei fatti. Mussolini dichiarerà di essere totalmente estraneo al delitto e che i mandanti andavano ricercati presso certi putridi ambienti finanziari e capitalisti, sui quali era in corso una indagine riservata.
Ed in effetti il Duce non aveva alcun motivo per volere la morte del socialista il quale, più volte, durante le sue sfuriate parlamentari, aveva accusato il capo del fascismo di aver compiuto brogli elettorale di cui non si trovò mai traccia.
Mussolini, 10 giorni prima del delitto, aveva stravinto le elezioni ottenendo il 68,8% dei voti contro il 18-20% ottenuti dai socialisti.
Di cosa si sarebbe dovuto preoccupare il Duce davanti ad una vittoria elettorale così schiacciante? Delle parole gridate da Matteotti che non avevano alcun fondamento? E pure se avesse voluto ucciderlo, avrebbe mandato 4 scalzacani perche questi uccidessero il socialista con una lima arrugginita?
Quello che i detrattori del fascismo occultano su questa vicenda sono le verità che vanno contro i loro fantasiosi racconti dell’horror.
Edda Ciano, intervistata sul fatto, disse chiaramente che il padre, in quegli anni, avrebbe voluto riavvicinarsi al socialismo al fine di creare un governo di riappacificazione nazionale. In tal senso va ricordato che Mussolini, come uomo politico, ha avuto radici socialiste da cui, ideologicamente, non si era mai distaccato.
La stessa versione dei fatti viene data nel dopo guerra anche dallo storico Renzo De Felice, il quale aggiunge che l’intenzione di Mussolini era quella di collegarsi alla parte “morbida” del socialismo, mentre Matteotti apparteneva all’ala estremista del partito, ovvero quella che non avrebbe mai accettato di allearsi con il vincitore di quelle elezioni.
Lo stesso problema vi era anche dalla parte opposta, nelle fila fasciste, dove era stata riscontrata una forte riluttanza anche da parte di quell’ala estremista. In ogni caso, la maggior parte dei fascisti e dei socialisti, appartenenti alla corrente meno intransigente, avevano visto di buon occhio la possibilità di collaborare alla stesura del governo composto dalle due fazioni politiche.
Se la cosa non riuscì fu proprio a causa dell’estremismo di entrambe le parti che, con una sorta di tacito accordo, non permisero alcun incontro tra i socialisti ed i fascisti moderati. Mussolini non dimenticò mai quel delitto nè le ombre che avevano coperto la sua immagine.
E fu a causa di quel delitto che diede al fascismo la svolta autoritaria. Alla luce dei fatti Mussolini fu la vittima politica di quell’omicidio, perchè si trovò in mezzo tra gli estremisti fascisti e la sinistra estremista socialista, ovvero i comunisti.
Questo spiega perchè, ancora oggi, la sinistra comunista attuale, che si è camuffata dal dopoguerra ad oggi, nei decenni, sotto mille bandiere, mille stendardi e svariati nomi di partito, continua ancora a dare la colpa di quella vicenda al fascismo, ben sapendo, invece, che parte delle responsabilità l’ebbero proprio loro. S
Sempre Mussolini disse di quel delitto che era stato “un cadavere gettato davanti ai miei piedi per farmi inciampare”. In effetti, quel cadavere fu messo tra i suoi piedi dall’ala intransigente del fascismo, ovvero di quella parte dove militava gente come Farinacci, noto personaggio tra i più violenti ed incontrollabili che il fascismo ebbe il disonore di avere tra le sue fila.
Quell’azione, comunque, portò alla totale chiusura di ogni contatto con i socialisti. Alla fine, anche se per motivi diversi, le parti estremiste ottennero quello che avevano progettato, cioè evitare qualsiasi occasione affinchè il fascismo governasse con un’alleanza socialista.
Davanti allo stallo che si era creato, Mussolini proclamò il regime totalitario del fascismo il 3 gennaio 1925. Storico fu il suo discorso d’insediamento, con il quale, visto che non riusciva a togliersi di dosso quella colpa, si prese l’intera responsabilità di un atto mai voluto, mai progettato, mai ordinato. Disse: “Ebbene, io dichiaro qui, al cospetto di questa assemblea, ed al cospetto di tutto il popolo italiano, che assumo (io solo!) la responsabilità (politica! morale! storica!) di tutto quanto è avvenuto. Se le frasi più o meno storpiate bastano per impiccare un uomo, fuori il palo e fuori la corda! Se il Fascismo non è stato che olio di ricino e manganello e non invece una superba passione della migliore gioventù italiana, a me la colpa! Se il Fascismo è stato un’associazione a delinquere (omissis), a me la responsabilità di questo, perché questo clima storico, politico e morale io l’ho creato. (omissis)…Signori, vi siete fatte delle illusioni! Voi avete creduto che il Fascismo fosse finito perché io lo comprimevo, che il Partito fosse morto perché io lo castigavo e poi avevo anche la crudeltà di dirlo. Se io la centesima parte dell’energia che ho messo a comprimerlo la mettessi a scatenarlo, oh, vedreste allora… Ma non ci sarà bisogno di questo, perché il Governo è abbastanza forte per stroncare in pieno e definitivamente la sedizione dell’Aventino.”
Il fascismo totalitario nasce immediatamente dopo questo chiaro e significativo discorso. Non si è mai saputo il motivo per il quale Matteotti venne rapito nè cosa sarebbe successo dopo, se non fosse stato ucciso.
Vi sono solo delle ipotesi tra le quali tre, le piu accreditate.
La prima mette in luce il fatto che Matteotti venne ucciso perché si apprestava a rendere di pubblico dominio intrighi e traffici sporchi di autorevoli personaggi del governo, coperti da potenti coalizioni finanziarie.
Con la seconda si pensa che Matteotti venne ucciso perché era uno dei principali esponenti del partito socialista, al quale Mussolini meditava di rivolgersi affinché non impedisse la formazione di un nuovo governo basato sulla più stretta collaborazione con la Confederazione generale del lavoro e con le masse operaie.
E con la terza ipotesi si suppone che Mussolini volesse avvicinare Matteotti dopo il suo ultimo discorso in Parlamento in cui accusava il fascismo di aver manipolato i risultati elettorali. Nel 1943, mentre era a Villa Feltrinelli, il Duce volle continuare a cercare la verità su quel delitto.
Quell’accusa gli rodeva ancora dentro benchè l’avesse sempre respinta per tutta la sua vita. Egli cercò in tutti i modi di scoprire chi potessero essere stati i mandanti, e pare che nel ’43 ,ai tempi di Salò, avesse individuato gli industriali che avevano organizzato il colpo e si trattava tra l’altro di industriali tutti genovesi.
Solo due cose rimangono certe in tutta questa vicenda: Mussolini fu totalmente estraneo al delitto, cosa che ammisero anche i parenti di Matteotti, quando nel dopo guerra vennero intervistati sulla morte del loro congiunto e l’altra certezza è che il delitto fu casuale, sicuramente non premeditato.
Ora, gli stregoni e gli ottusi, indottrinati dalle menzogne della sinistra becera e truffaldina, potranno dire quello che vorranno, ma i fatti rimangono questi.
Le parole della cialtronesia comunista, invece, non sono altro che capi d’accusa isterici che non hanno mai avuto alcun fondamento nè prove per imputare a Mussolini un delitto di cui non fu mai il mandante.